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LA BACHECA DEL DIRETTORE Stefano Mascheroni

Paolo Savio

Le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte quasi in tutto il mondo.

Comprendono le cardiopatie, l’ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche. Ci sono poi anche le malattie mentali, i disturbi muscolo-scheletrici e dell’apparato gastrointestinale, i difetti della vista e dell’udito, le malattie genetiche.

In generale, sono malattie che hanno origine in età giovanile, ma che richiedono anche decenni prima di manifestarsi clinicamente. Dato il lungo decorso, richiedono un’assistenza a lungo termine, ma al contempo presentano diverse opportunità di prevenzione.

Alla base ci sono fattori di rischio comuni e modificabili, come alimentazione poco sana, consumo di tabacco, abuso di alcol, mancanza di attività fisica. Queste cause possono generare quelli che vengono definiti fattori di rischio intermedi, ovvero l’ipertensione, la glicemia elevata, l’eccesso di colesterolo e l’obesità.

Ci sono poi fattori di rischio che non si possono modificare, come l’età o la predisposizione genetica.

Le malattie croniche, però, sono legate anche a determinanti impliciti, spesso definiti come “cause delle cause”, un riflesso delle principali forze che trainano le modifiche sociali, economiche e culturali: la globalizzazione, l’urbanizzazione, l’invecchiamento progressivo della popolazione, le politiche ambientali, la povertà.

 

OTTIMIZZARE L’ADERENZA TERAPEUTICA

È fondamentale adottare interventi educativi e informativi su larga scala per aiutare i medici e il personale ausiliario a far comprendere ai pazienti l’importanza della terapia e a gestire meglio la propria condizione.

MA NON E’ ABBASTANZA !

È anche fondamentale adottare interventi educativi e informativi su larga scala per aiutare a far comprendere ai professionisti medici e personale ausiliario quanto sia FONDAMENTALE approcciarsi in modo corretto nella relazione persona-paziente / professionista all’interno della quale allora si riesce a far comprendere ai pazienti l’importanza della terapia e dell’aderenza alla stessa.

L’ALLEANZA TERAPEUTICA si costruisce in un rapporto «bidirezionale», fatto da una relazione paritaria e non asimmetrica, empatica, e nella quale al paziente è riconosciuta la competenza e la conoscenza della patologia per il fatto che vive lo stato patologico e la problematica.

Talvolta viene utilizzato come sinonimo il termine inglese compliance, che in campo medico ha un significato molto diverso, in quanto indica l’atteggiamento passivo del paziente alle prescrizioni del medico o del professionista della salute e implica una sorta di obbedienza o conformità alle indicazioni ricevute dai sanitari senza che queste vengano necessariamente spiegate e/o comprese.

Con il termine aderenza terapeutica ci si riferisce, invece, a una corrispondenza consapevole del comportamento di un paziente alle raccomandazioni concordate con il medico o con altri operatori di interesse sanitario ed è pertanto un concetto che riconosce la rilevanza del coinvolgimento attivo (engagement) e dello sviluppo della consapevolezza e della responsabilizzazione (empowerment) del paziente ai fini del successo del trattamento terapeutico e della migliore gestione delle patologie.

 

ASSISTENZA A LUNGO TERMINE

Le malattie croniche sono malattie che, generalmente, hanno origine in età giovanile, ma che richiedono anche decenni prima di manifestarsi clinicamente. Dato il lungo decorso, richiedono un’assistenza a lungo termine, ma al contempo presentano diverse opportunità di prevenzione.

Cosa fare per mantenere alta qualità in un’assistenza a lungo termine?

Alcune strategie chiave:

- Piano di assistenza personalizzato.

- Formazione e supporto al caregiver.

- Coordinamento multidisciplinare.

- Tecnologie assistive.

- Supporto psicologico e sociale.

- Attenzione alla qualità di vita.

- Monitoraggio continuo e adattamento.

 

L’ELEMENTO CERNIERA

L’elemento che fa da cerniera alle varie strategie che si possono mettere in campo è senza ombra di dubbio la «qualità della relazione operatore sanitario / persona-paziente».

L’arte della cura passa anche dalle parole (Nurse24.it)

 

Codice deontologico infermieri

ART. 4 – Relazione di cura

Nell’agire professionale l’Infermiere stabilisce una relazione di cura, utilizzando anche l’ascolto e il dialogo. Si fa garante che la persona assistita non sia mai lasciata in abbandono coinvolgendo, con il consenso dell’interessato, le sue figure di riferimento, nonché le altre figure professionali e istituzionali. Il tempo di relazione è tempo di cura.

 

Codice deontologico medici

Art. 20 Relazione di cura

Il medico nella relazione persegue l’alleanza di cura fondata sulla reciproca fiducia e sul mutuo rispetto dei valori e dei diritti e su un’informazione comprensibile e completa, considerando il tempo della comunicazione quale tempo di cura.

Si stima che una relazione medico-paziente di alta qualità possa influenzare positivamente gli esiti fino al 30% dei casi in contesti specifici, confermando l'importanza della componente relazionale nella medicina (risultanze progetto FIORE - Fondazione Giancarlo Quarta Onlus, Università degli Studi di Padova e il Padova Neuroscience Center (Pnc)).

 

CONCLUSIONI

Dal punto di vista dei cittadini i punti che andrebbero evidenziati quali priorità e sui quali lavorare e generare azioni:

1. Relazione persona-paziente / professionista della salute

OBIETTIVO: migliorare la relazione che è direttamente collegata alll’aderenza terapeutica

2. Coinvolgimento persone-pazienti ed Associazioni di tutela-rappresentanza

OBIETTIVO: condivisione degli obiettivi della public policy – aiuto al policy maker/politico (fornendo elementi che arrivano dai «portatori di interesse diretto»)

3. Approccio sistemico

OBIETTIVO: migliorare l’integrazione socio-sanitaria

4. Uso tecnologie

OBIETTIVO: incentivare l’uso delle tecnologie per agevolare l’attività sanitaria (ed un uso corretto).

5. Determinanti della salute

OBIETTIVO: rafforzare le azioni a favore dei cittadini per contrastare gli effetti sulla salute